A seguire una simile antologia, uscita da Theoria e
titolata "Cavalieri Elettrici", è adesso
nelle librerie per la collana "Stile Libero" di Einaudi
questo smilzo libretto; si tratta di una "antologia essenziale"
di
autori cyberpunk.
Va da sé che gli autori presenti sono Gibson, Cadigan, Di
Filippo, Sterling, Rucker, Effinger, eccetera. Il curatore e
quindi responsabile dell'assemblaggio è Daniele
Brolli, ormai presente ovunque si parli di "nuova
cultura", letteratura di genere, modernità in genere.
Se "Cavalieri elettrici" celebrava la fine del cyberpunk
come (sotto)genere letterario, raccogliendo opere degli stessi autori ma
che tentavano in qualche modo di andare (con poca fortuna) al di là
del paradigma Cyberpunk, qui Brolli compie un passo
indietro, e produce una raccolta di racconti che dovrebbero
rappresentare compiutamente il Cyberpunk.
Ora, tale operazione era già stata eseguita con maggiore successo
da
tale Sterling con "Occhiali a
Specchio", decretando in pratica con tale libro che il cyberpunk
era
nato morto. Già qui l'opera di Brolli puzza di
Zombi, estremo tentativo di spremere sangue da una rapa
che ormai ha già dato tutto. Per di più, i criteri della
scelta sono piuttosto opinabili.
Di Gibson è presente "La stanza di
Skinner", che ho già visto in almeno altri tre posti.
Sterling, Rucker ed Effinger sono presenti con racconti che ho
già letto altrove; gli altri, rimpolpano il brodo con storie forse
minori, sicuramente "di genere", non troppo brillanti.
Il risultato finale quindi è una conferma e una
delusione. La conferma è che, ancora una volta,
il
cyberpunk è morto, e che in effetti di tutti
gli autori cyberpunk se ne salvano pochi (Gibson è
immenso, Rucker è fuori di testa, Effinger e Sterling non sono
cyberpunk, scrivono semplicemente della ottima fantascienza).
La delusione è per questo libretto, di cui non se ne sentiva la
necessità, e che, una volta letto, impone la domanda:
perché?