Del primo Re Nudo non avevo mai letto nulla: banali
questioni anagrafiche, visto che non c'ero. Però qualcuno aveva
tramandato in me l'abile strategia di marketing ante-litteram che
lo lanciò: quella domanda appesa ai muri (quando ai muri in
verità si appendeva un po' di tutto...), Il Re è
Nudo?, dove era chiaro chi fosse il re e quanto fosse facile
lasciarlo passeggiare con il suo sgradevole adipe al vento.
Ma ora ho in mano questo nuovo numero Uno. E sono
piuttosto perplesso. Forse perché mi sembra un po' troppo
target-oriented (quarantenni un po' nostalgici e riconvertiti alla
new-age), un po' troppo anestetizzato (pieno di
soluzioni globali a problemi globali), con qualche
fossile (vedi Aforismi di
Gaber/Luporini, ma anche le Reviews musicali di
Claudio Rocchi o una intervista a Vasco Rossi (!) che ci
regala perle di saggezza libertaria: Se c'è il diritto alla
autodeterminazione dei popoli, non capisco perché non debba esserci
il diritto all'autodeterminazione dell'individuo. Casco obbligatorio me lo
metto se mi pare, altroché... Lo Stato non deve insegnarmi a
vivere. Perché dal casco obbligatorio è un attimo passare
alla camicia nera, o verde, o orossa, alla divisa...) e
inquietanti presenze (Barbara Alberti, una pagina
umoristica decisamente brutta e stravista e un ahinoi temiano non
autoironico, oroscopo).
In mezzo anche cose buone come l'articolo sulle carceri di
Marina Valcarenghi (ma andrebbe necessariamente
approfondito) e l'equipaggio di Starship, progetto
psichedelico di Franco Bolelli (Bifo),
Andrea Zingoni (dei Giovanotti Mondani Meccanici,
dieci anni alle spalle di computer-art) e Claudio Rocchi
(eh, sì, pure qui, e mi sa che è lui ad infilarci l'ennesimo
santino di Jerry Garcia), che semmai soffre un po' del trapasso da
una medialità potenzialmente infinita (l'esperienza suoni e immagini
della Psychedelic Room di Milano) ad un supporto
restritivo (i codici di impaginazione e l'appiattimento della carta
stampata).
Ed infine: perché 23 pagine (su 100) di enunciazioni programmatiche
dei vari collaboratori (a proposito: che ci fa qui Michele
Serra?) e non un paio universalmente condivise e via subito a
spremere le meningi?