libro

OCEAN OF SOUND

David Toop

(Serpent's Tail)



Ocean of Sound è il secondo libro di David Toop, il quale è in primo luogo un musicista, e solo in secondo scrittore. Dopo aver esplorato i territori della musica rap con Rap Attack, eccolo percorrere strade più vicine ai suoi suoni con il racconto, tra il personale ed il critico, di suoni eterei ed ambientali, di mondi immaginari e virtuali.

Si comincia ponendo il problema, introducendo l'ambiente ed i suoi rumori come soggetto piuttosto che oggetto del suono. Il libro si apre infatti (e si chiude anche) con il suono delle pulci che saltano dalla groppa della gatta dell'autore; il suono delle ambulanze, le grida dei vicini: lo scopo è di farci vivere il suono, il rumore attorno a noi come una musica (quanti autori di musica colta hanno giocato con questo concetto nell'ultimo secolo? tantissimi, ed anche gli Orb ci hanno ragionato parecchio); saltare da qui ai campionatori, alle macchine musicali (citando Pynchon, Ballard e Dick, grazie David) è obbligato, e ci porta difilato al presente con tutti gli orpelli elettronici attuali. Eppure qui bisogna tornare indietro.

Tutto viene fatto cominciare con Debussy nel 1889, quando, all'esposizione universale di Parigi, il musicista incontra per la prima volta una musica "altra", musicisti Javanesi che accompagnano un balletto. E' una illuminazione. Toop fa risalire ad allora il primo contatto tra varie culture, il primo segnale di quella confusione di generi, musiche, suoni, che accompagna tutto questo ultimo secolo.

Da questo punto in poi (e siamo solo al primo, breve, capitolo), si salta in avanti ed all'indietro, spaziando all'interno della musica dell'ultimo secolo. Copio a caso dall'indice analitico: Sun Ra, Brian Eno, Kraftwerk, Lee Perry, Kate Bush, Aphex Twin, Ryuichi Sakamoto, Brian Wilson, Erik Satie, Velvet Underground, Miles Davis, Jimi Hendrix, John Cage, Ornette Coleman, David Sylvian, Don Cherry, Mixmaster Morris, FSOL e, ovviamente (!) Stockhausen.
Un capitolo parla di ambient nel suo senso più stretto, esaminando l'introduzione di suoni del mondo reale all'interno delle composizioni musicali: riappropriazione delle origini. Ma subito poi l'opposto, l'uso della musica per descrivere paesaggi. Si prosegue con la musica cosmica, come riempimento, a volte affannoso, del vuoto, con suoni pieni e corposi, sostituendo terrore con paura e soggezione. La musica contaminata (dal quarto mondo, a partire da un fortunato disco di Jon Hassel) come incontro della musica occidentale con suoni più vicini alla terra. Mondi cristallini, cattedrali costruite con arte, nota dopo nota. Macchine, prima artigianali e poi elettroniche, fino a sconfinare nella techno. Ritorno alla natura, allo sciamano, al fascino della Madre Terra (Gaia!).
Accostamenti bizzari a prima vista, Cage e Orb, Aphex Twin e Philip Glass (ripensandoci, quest'ultimo non è tanto bizzarro), vengono esaminati fino a trovarne affinità e divergenze, influenze e contrappunti. Esperienze personali dello scrittore (affascinante il viaggio sull'Orinoco) si affiancano a racconti ed interviste ai vari personaggi, ricostruzioni di eventi e descrizione di sogni.
Toop non segue un filo conduttore logico, non sono date definizioni, né vengono stabilite categorie di appartenenza; piuttosto viene seguito un filo emozionale, una percorso all'interno della musica che lo ha influenzato e che lo influenza.
Ma un filo conduttore deve essere trovato, e questo è senz'altro l'acqua. A partire dal titolo, un oceano di suono, il concetto principale più volte indicato, sottointeso, invocato, è la fluidità, i liquidi, lo scorrere dei suoni e del tempo. Musiche liquide, mondi eterei, l'attenzione verso suoni ambientali della realtà che ci circonda come sorgente prima della ispirazione. Non ci sono stacchi netti tra un argomento e l'altro, tra una musica e l'altra, tutto è fluido e si tramuta dall'una all'altra cosa.
Ho letto questo libro durante le vacanze estive (quindi, più di qualche mese fa; il libro è addirittura del 1995), mentre me ne stavo al sole sulle rocce prospicienti un mare azzurro e pulito. Cullato dal suono delle onde, dagli squittii degli scoiattoli e dal frusciare delle foglie alle brezze, il libro aveva un fascino irresistibile. Non credo tuttavia che fosse l'ambiente a rendere affascinante il libro; piuttosto, il libro ha reso affascinante l'ambiente. Pur parlando di musica, mi ha fatto apprezzare il mondo. Vale la pena leggerlo.

Livio (16-10-1996)





[Indice]
[Aiuto]
[Cos'è DM] [Chi è DM] [Storie]
[Recensioni] [Visioni] [Letture]
[HomePage]
[Tempozero]



© 1998 Discorso Musica
Realizzato da TempoZero