"This album reflects a lifetime of vinyl culture".
Non ci sarebbe stato bisogno di rendere questo concetto più
esplicito di quanto già non sia tenendo fra le mani questo CD che
nel formato e nella cura richiama nostalgicamente "l'epopea" del
vinile.
Ma è poi dall'ascolto di questo notevolissimo album che
ricaviamo il reale significato di quella frase: che qui ritorni
sotterraneamente o esplicitamente in circolo molta della musica degli
ultimi vent'anni. Metabolizzata, calata a freddo (e qui
non è un difetto) in una veste nuova lasciando che
produca una scia di richiami per nulla presuntuosi al passato, propri di
chi (e DJ Shadow è uno dei pochi in questo senso,
anche in casa Mo' Wax) non ha come scopo il semplice
"cannibalizzare" samples illustri per agitare la scena dei clubs
per un paio di settimane.
Questo album si situa proprio agli antipodi di operazioni
del genere: l'ambient, lo scratch, il trip-hop, il soul (niente
drum'n'bass, e davvero non se ne sente la mancanza, visto che ormai
inflaziona ovunque...) accompagnano e prolungano quella storia
musicale di cui DJ Shadow si sente evidentemente parte. Non
immaginaniamo di trovarlo in programmazione nei dance-floor:
l'andamento depistante e raffinato di micro-suite come
"Building Steam with a Grain of Salt", "Steam/Long Steam"
e gli stessi frammenti dello e.p. "What does your soul look like"
contenuti qui invitano ad un ascolto in cuffia, strettamente personale.
Proprio per questo coinvolgimento emotivo e non
semplicemte estetico, Endtroducing..., a differenza di
molti altri albums di trip-hop che rimangono in testa giusto il tempo
dell'ascolto, ci consegna un autore a tutto tondo, in possesso di
una cifra stilistica originalissima e che ha trovato in questo
omaggio/confronto con una certa tradizione musicale, la
via stretta e difficile alla meta-classicità. Se esiste,
sennò la inventiamo qui.