storie di musica

INTERVISTA AGLI AGRICANTUS


Il loro ultimo album TUAREG uscito nella prima parte del 1996 ha vinto (curiosamente) il premio Tenco per il miglior album italiano in lingua dialettale. In realtà un tale giudizio poco si avvicina alle "lingue" utilizzate dalla cantante Rosie Wiederkehr (francese, tedesco, italiano e altro ancora...), ed è tanto più fuorviante per un ascoltatore medio poichè associa automaticamente il concetto di album dialettale ad un apparato musicale "tradizionale", con appannaggio di strumenti popolari e poveri, atmosfere paesane, danze contadine ed altro ancora.

Tuareg è invece, ed ancora ad un anno di distanza dalla sua uscita, uno dei dischi più "evoluti" della recente produzione italiana, capace di utilizzare senza eccessi gli elementi della tecnologia (per i suoni) per dare un'idea personale (rinvenibile in molte produzioni di area inglese stile NATION o PLANET DOG) della trance sciamanica (ma senza sconfinare in pericolosi metafisicismi da salotto).

TUAREG è stato anche un progetto concreto di aiuto culturale alle popolazioni nomadi del KALAHARI: parte dei proventi ha finanziato innovativi programmi di scolarizzazione "nomade" (nel rispetto dunque della loro identità economico-sociale, affatto diversa dai modelli "stanziali" più vicini alla cultura mediterranea che conosciamo). Li abbiamo incontrati al termine di uno dei numerosi concerti di questo 1997 e mentre state leggendo stanno già lavorando al prossimo album.




DM: Come sta procedendo la vostra vicenda musicale dopo la pubblicazione di TUAREG?


R: E' passato quasi un anno e mezzo dall'uscita del disco, ed è passato molto velocemente, perchè è stato costellato da eventi molto importanti per noi. Ricordiamo la partecipazione alla festa del Primo Maggio a Roma, poi una cinquantina di concerti e una serie di riconoscimenti importanti: la presenza nella World Charts europea per due mesi di seguito, il premio Tenco per il miglior disco in dialetto, il tributo ad Augusto Daolio, il premio italiano della musica per la categoria "frontiere". Meglio non poteva davvero andare...


Cosa è cambiato in un anno e mezzo, soprattutto dal vivo?


E' cambiato soprattutto il nostro approccio ai concerti: avevamo alcuni dubbi sulla possibilità di portare dal vivo la nitidezza e la potenza dei suoni che avevamo "confezionato" per il cd, e abbiamo verificato che la cosa funzionava bene per alcuni pezzi, meno per altri. Dovevamo in un certo senso "dimenticare" le sonorità del disco e ripensarlo per un dimensione live, cosa che abbiamo fatto per tutto l'inverno successivo all'uscita del disco.


La differenza tra concerto ed incisione rimanda solo alle diverse opzioni possibili per trattare la stessa materia musicale, e dunque rappresenta solo uno scarto contingente, o indica anche una vera e propria "svolta" verso un ambito prettamente "world"?


La matrice rimane ancora nella musica etnica in senso stretto, alla dimensione "trance" che abbiamo trovato nelle culture nomadi e ad elementi provenienti dal nostro meridione, ma effettivamente con il tempo abbiamo avuto l'esigenza di trovare una chiave di comunicazione più diretta con chi ci ascolta, meno sbilanciata verso gli elementi originari, senza tradirli però.


Dal vivo eseguite alcune cover, "Because the night", o Battiato. Come mai queste scelte?


Innanzitutto penso che se non dicessimo che il pezzo di Battiato che eseguiamo è suo, quasi nessuno lo riconoscerebbe visto che appartiene ad un periodo antico della sua musica, l'album "L'era del cinghiale bianco", poi a me piace di più il Battiato che scriveva in siciliano, e comunque abbiamo arrangiato questa canzone tre anni fa, quando non c'era la moda di omaggiare Battiato. Ma la scelta di suonare pezzi altrui (cosa che facevamo meno all'epoca dei primi due dischi, quando eravamo più legati al nostro materiale) nasce dal senso che noi diamo alla parola "world": un concetto di multiculturalità che include anche l'omaggio a musicisti diversi rivissuti in chiave nuova, senza frontiere di genere. Ecco allora la presenza di Patti Smith per la sua capacità di scrivere musica in forma di poesia, di Battiato non solo perchè viene dalla nostra terra ma perchè la canzone scelta tratta di amore, che è anche il cuore pulsante delle nostre canzoni, e di Sinead O'Connor per la sua voce in bilico fra le sue origini irlandesi e la vocazione pop, ed è stato voluto soprattutto da Rosie.


Perchè scrivere in inglese un testo dedicato a Silvia Baraldini? Non rischia di perdersi l'immediatezza per un pubblico che spesso ignora perfino la sua identità di detenuta in regime di massima sicurezza in un carcere americano senza aver commesso alcun crimine contra la persona?


E' vero che su Silvia l'opinione pubblica ha la memoria corta o non ce l'ha affatto, ma pensiamo che non sia compito delle nostre esibizioni dare un'informazione così capillare. Abbiamo partecipato a molte iniziative di solidarietà dove in altre forme era data quel tipo di informazione. Sulla scelta della lingua ribadisco che è coerente con la nostra scelta multilinguistica. La nostra musica parla inglese, francese, tedesco, palermitano, lingua nomade, etc.


Quale è stato l'esito del programma di cooperazione nomade finanziato con parte dei proventi della vendita del disco?


Vorrei ringraziare con chi si è prodigato a diffondere il messaggio intorno alla volontà di costruire un progetto con un disco, e, per inciso, ricordo che si trattava di contribuire al restauro di un gruppo di scuole nell'ottava regione del Mali. Il progetto è andato oltre le nostre aspettative, anche se il numero di dischi venduti rimane all'interno delle cifre correnti in Italia per questo tipo di musica. Siamo riusciti con i proventi a coprire le spese di progettazione e a spedire un po' di materiale. In chiusura assieme all'associazione TRANSAFRICA faremo un concerto il cui incasso finirà a dare un ulteriore contributo, anche se è in data e a luogo da definirsi.


Puoi parlarci della vostra partecipazione alla colonna sonora del film IL BAGNO TURCO, firmata dai TRANCENDENTAL?


Pivio a Aldo de Scalzi dei TRANCENDENTAL hanno fatto davvero un lavoro molto ispirato, obbligando Rosie a cantare in turco, e a studiarlo bene, perchè se puoi fingere per il pubblico italiano, devi essere corretta per quello turco che vedrà il film. La collaborazione con Pivio e Aldo va comunque al di là di questa precisa occasione, visto che ci scambiamo spesso consigli e contributi come turnisti nei nostri rispettivi lavori. Per inciso avevamo già inciso una colonna sonora, per uno sfortunato film dal titolo COUS COUS.


Il rodaggio del materiale nei concerti vi ha portato a scrivere nuovo materiale?


Nel dicembre dello scorso anno abbiamo inciso con una cantante nomade tuareg in previsione di alcuni concerti poi realizzati assieme. Poi abbiamo deciso di stampare su cd quattro pezzi incisi con lei, che però sarà reperibile solo ai nostri concerti. Ma sui contenuti del disco devo mantenere assoluto riserbo, perchè al ritorno dal viaggio in Mali qualche giornale si era lanciato in previsioni inutili, e non vogliamo lasciare in giro idee a caso, per vederle poi malamente copiate.



Intervista a cura di Loris e Leonardo.





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