Aveva chiesto il premio per un film che accontentasse critica e pubblico (la "capra" e i "cavoli" di proverbiale irriconciliabilità nel mondo del cinema...) Gillo Pontecorvo per l'ultima edizione della "sua" Biennale Cinema, e questo "Michael Collins" è andato incontro ai suoi desideri.
Che, vista la sostanza di questo discutibile fumettone parastorico (nel senso che "pare" storia, ma non lo è...), sono diversi dai desideri di qualunque spettatore di normale palato cinematografico: non solo per il discutibile approccio alle vicende narrate (che oltre a provocare per il loro compiaciuto manicheismo il risentimento del pubblico inglese hanno fatto sussultare più di qualche storico), ma per quegli stessi "ingredienti" puramente visivi su cui pure il film vorrebbe fare leva (si veda la rudimentalità di fotografia e scenografia nelle scene dell'assedio al palazzo del governo).
Che comunque non fosse la storia l'obiettivo di Jordan nell'affrontare la materia della nascita dell'irredentismo irlandese (che pure avrebbe meritato maggiore cura sul piano del contesto sociale ed economico in cui nacque) lo dimostra infine il taglio puramente "drammatico" nel dare conto della psicolgia dei personaggi: il doloroso calvario del popolo irlandese alle prese con le proprie divisioni interne (tradotte in faide sanguinose) viene ridotto allo scontro fra due personalità (Collins e De Valera) che Jordan taglia con l'accetta dell'agiografia epica (Collins solo con il peso delle decisioni dolorose ma necessarie è un Liam Neeson con il complesso di "Rob Roy", Eamon De Valera è il dandy ridicolmente meschino e privo di strategia politica, tanto da non far capire come potesse piacere alla parte più dura del movimento, interpretato da un Alan Rickman ancora con gli abiti di scena di "Ragione e Sentimento").
"Completano" il cast la presenza remunerativamente superflua di Julia Roberts (miracoloso riassunto di piattezza recitativa ed imbalsamazione psicologica) e un quasi sprecato Aidan Quinn, il cui occhio lucidamente ceruleo è l'atout indispensabile per qualsiasi regista voglia portare allo stomaco dello spettatore il tema dell'amicizia infranta.
Leonardo (04-05-97)
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