Cinema
HAPPY TOGETHER
di Wong Kar Wai (Hong Kong, 1997)



Quello che probabilmente sorprende il gusto surraffinato del pubblico cinematografico occidentale nel cinema di Hong Kong e "dintorni", è uno sguardo privo di "inibizioni" culturali e storiche al "visibile" nel cinema, cui si unisce un'"ingenuità" nell'utilizzo dei mezzi espressivi che non facilmente verrebbe perdonato ad un filmaker europeo. Sta qui la possibilità di apprezzare questo nuovo capitolo della filmografia di Kar Wai, dopo i senz'altro più freschi e convincenti "Hong Kong Express" e "Angeli Perduti", senza troppe remore critiche e ancora con la convinzione che la personale scrittura filmica dell'autore rimanga un possibile modello di riferimento al crocevia fra Hollywood e l'Europa.


La storia in effetti si offre come impercettibile pretesto (e sicuramente deluderà l'attesa di sterotipi gay, ma anche l'ansia di autoidentificazione dello stesso universo "omo") per lasciare vagare gli sguardi (e solo in subordine i corpi) dei protagonisti in una "fuga" impossibile dalla propria identità affettiva (la famiglia per due di loro), amorosa (le geometrie solo sognate fra i tre giovani li lasciano soli alla fine del film), culturale e politica (la presenza apparentemente casuale dell'immagine opprimente della Cina Popolare, ma soprattutto la percezione che l'Argentina sia solo un sobborgo di Hong Kong, e che il luogo più a Sud del mondo sia comunque meno lontano del corpo dell'essere cui si è dolorosamente legati).


Tutto si ricompone così nel modo più caro a Wai, con un montaggio a "tessere" più che a frames, uso largo della steadycam alternato al campo lungo (soprattutto nell'inizio strepitosamente vicino al miglior Wenders della "trilogia della strada" che riprende in campi lunghi brandelli di anonimo paesaggio argentino), qualche citazione di ipercinetismo "malinconico" (dove la simmetria Argentina-Hong Kong si fa ingenuamente più scoperta) e microflash al rallentatore di puro raccordo sentimentale, un senso del colore più insistito anche se al limite dell'estenuazione simbolica. Della storia l'autore si è disfatto intenzionalmente, ma per questo si arriva al termine della pellicola con un leggero senso di esaperazione narratologica e di attesa "tradita" per questa potenziale storia di amor fou: rimpiangiamo anche i bruschi scarti ironici del destino dei films precedenti, di cui rimane appena l'eco nel malinconico non ritrovarsi (e dunque non "ricominciare", ossessione del protagonista) che chiude Happy Together.


Leonardo (15-12-97)





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