In Italia questo film è circolato nella versione originale
sottotitolata grazie all'iniziativa Playbill (a proposito,
a quando i risultati?), assieme ad altre scelte azzeccate, come il
notevole "Irma Vep" di O.Assayas.
Si tratta di un'opera di fiction documentaristica, che "rilegge"
un secolo di cinema hollywoodiano cercando di istruire un percorso critico
sull'icona dell'omosessualità (maschile e
femminile), avendo cura di evidenziarne gli "snodi" storici sul
piano del costume sociale e le "dissimulazioni" dolorose (ma
vitali) operate dal sistema cinematografico all'apparire del famigerato
"codice Hays".
Scopriamo così che il pubblico di inizio secolo poteva
tranquillamente "vedere" l'omosessualità al cinema (sia pure
attraverso le lenti deformanti del pregiudizio) più di quanto non
sarebbe poi accaduto nell'immediato dopoguerra fino alla "liberazione"
fra i '70 e gli '80. Il montaggio è simmetricamento diviso fra
documenti originali (godibilissima la sezione dedicata allo "Spartacus" di
Kubrick, dove le sequenze delle scene "virili" vengono rilette secondo le
reali intenzioni omoerotiche degli sceneggiatori, all'insaputa degli
stessi interpreti...) e interviste ai protagonisti di questa sotterranea
"militanza" omosessuale nello starsystem americano.
Ciò che danneggia, alla fine, questa pure interessante opera
documentaristica, è la necessità di "spettacolarizzazione" a
tutti i costi del percorso filmico (non è ben chiaro, per esempio,
il grado di autocoscienza che i gay che operavano nel cinema dei '50 - '60
possedessero intorno al loro lavoro, mentre poco o nulla ci viene detto di
come il pubblico reagisse -o fosse connivente- al codice di censura), a
danno di una riflessione critica, che, o manca del tutto o finisce per
essere piuttosto superficiale (almeno per il gusto di noi europei).
Manca infine una finestra sulle attuali strategie di "liberazione" di
questa icona cinematografica , poichè se è vero che non vi
è più un "codice Hays" ad occultare la presenza del'
omosessualità al cinema, rimane comunque il diaframma dello
stereotipo ad imporre nel cinema pesanti ipoteche sulle figure gay che il
pubblico "vuole" vedere (prendete l'equazione lesbismo=amoralità da
"Thelma e Louise" fino al più recente "Bound")
Leonardo (01-03-1997)
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