storie di musica

STRADE DOPO IL NIRVANA

Il suicidio di Kurt Cobain, leader dei Nirvana, nell'Aprile del 1994 segna il giro di boa per un movimento musicale ed un fenomeno di costume che proprio con i Nirvana era assurto a fama internazionale.

L'identificazione genuina ed autentica che aveva coinvolto molti giovani in tutto il mondo viene scemando, per cedere il passo ad una mercificazione della musica e dei suoi messaggi, che non ha nulla a che fare con la comunanza di stile di vita e pensiero degli esordi.

Per fortuna, nell'epoca che più di ogni altra dimostra di amare classificazioni, incasellamenti, delimitazioni di campo, ci vengono in aiuto nuove etichette, pronte ad esaurire in una sigla i molteplici aspetti di un fenomeno.

Se il "grunge" è morto, "post-grunge" sia.

Al di là di queste facili schematizzazioni, la realtà musicale che si celava dietro l'etichetta "grunge", ha dovuto fare i conti con un radicale cambiamento di prospettiva. Il post-Nirvana ha sì gonfiato i portafogli di numerose rock-band di Seattle, ma ha anche reso molto gravoso il fardello, il peso delle loro responsabilità nei confronti dei fans ormai decuplicati.

Sorge la necessità di appurare se gli stimoli iniziali siano ancora validi, o si proceda solo sotto la pressione del business.

Sono in gioco sincerità, spontaneità artistica, credibilità.

Questi dilemmi sono uno dei motivi che hanno ritardato di molto la pubblicazione dei nuovi lavori per nomi quali Pearl Jam ed Alice in Chains.

Le crisi creative, le esigenze di dare risposte e soluzione agli interrogativi e all'immobilità hanno portato ad un bivio.

C'è chi ha deciso di proseguire lungo il sentiero tracciato, cercando però di ripensare e rimeditare a fondo i motivi primi, i motori dell'esordio.

Tra questi, Alice in Chains, usciti quasi un anno fa con l'album omonimo, monolitico e vario allo tempo stesso, capace ancora una volta, nella sua fusione perfetta di parole e note, di scavare ed indagare gli angoli più reconditi dell'animo umano.

Poi, Soundgarden, che dopo il successo planetario di "Superunknown" (1994), sono tornati in questo 1996 con un nuovo lavoro, "Down on the upside", tanto ben confezionato quanto privo di mordente ed incisività.
Altri si sono rivolti a differenti lidi, e, pur continuando a mantenere in vita il gruppo "principe", hanno focalizzato le loro energie su nuovi progetti, tendenzialmente lontani da ciò che può essere classificato con "grunge".

I Pearl Jam avevano già da tempo mutato orizzonti, ed il fresco di stampa "No Code" non fa che confermarlo.

D'altro canto, i progetti solisti dei singoli membri si sprecano.

Eddie Vedder (cantante) e Jeff Ament (bassista) guardano ad oriente (il primo ha inciso con Nusrat Fateh Ali Khan, il principe del "qawwali" pakistano; il secondo ha formato i "Three Fish", nome derivato dal titolo di un racconto di un poeta mistico persiano del XIII secolo, Jelaluddin Rumì).

copertina ABOVE Stone Gossard (chitarrista) ha creato una sua etichetta discografica, la "Loose Groove", che lo assorbe. Mike McCready (chitarrista) e Layne Staley (cantante "Alice in Chanins") si sono dati a ricerche più essenziali ed intimiste, fondando i "Mad Season", usciti con "Above", album d'esordio, nel 1995, ed in procinto di bissare l'opera.
La scena di Seattle, se ancora si può definire tale, si è variegata e sta a poco a poco tagliando il cordone ombelicale.

Nuove strade sono state intraprese, strade che probabilmente non porteranno a vendite pluri-milionarie, ma saranno forse in grado di offrire qualcosa di più fresco ed innovativo, qualcosa, se questo aggettivo conserva un qualche significato in ambito musicale, di "nuovo".

A questo punto una domanda si affaccia alla mente: ora che la cosidetta musica "alternativa" è diventata mainstream, quale sarà la nuova "alternativa all'alternativa", per pubblico e business? Ma questa è un'altra storia...


Alessandra MURA (16-10-1996)





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