UN ANNO DI DISCORSO MUSICA: LORIS E LEONARDO


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ASHES

Progetto musicale di LASWELL - REENO (RAIS DEGLI ALMAMEGRETTA) - ERALDO BERNOCCHI (navigatore della scena industriale italiana) ad alto contenuto di spiritualità e musica dub-elettronica. L'unico prodotto musicale italiano (a licenziarlo è la C.N.I.) in grado di essere ascoltato anche oltre confine senza timori reverenziali, è l'album che conferma come l'anima musicale degli ALMAMEGRETTA sia nelle corde vocali di RAISS e nel suo cuore musicale.
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immagine di copertina DJ SHADOW E' di un non-musicista l'album dell'anno (e se chiedete a Brian Eno, lui vi confermerà di aver predetto qualcosa del genere molti, molti anni fa...): ENDTRODUCING è infatti, prima di tutto, la traduzione su disco di un'operazione di memoria musicale, di ripescaggio critico-emotivo di quella che, nelle stesse note del disco, viene chiamata "vinil culture". E operazioni di questo genere di solito riescono male ai musicisti di professione... Il trip-hop è l'idioma che traduce questa memoria musicale, e DJ SHADOW mostra come sia ancora la forma più libera di subire contaminazioni e modificazioni (molto più, ad esempio, del drum'n'bass). Senza l'inutile appesantimento di quei brevi intermezzi sonori che spesso caratterizzano il genere, da dieci in pagella. Diciamo allora Nove!

TORI AMOS

Se ne sono dimenticati proprio tutti al momento di tirare le somme del '96. Forse perché l'album appartiene al primo segmento dell'anno (fateci caso, ma uscire a fine anno è strategico per entrare nella memoria musicale di quell'anno, brutto o bello che sia il disco), forse perché il disco è uscito per una major avendo la qualità musicale di un disco indipendente, decisamente poco compromissorio nelle trame musicali e nella durata, fatto sta che BOYS FOR PELE lo potete trovare a prezzo di stock nei remainder di dischi. Ed è un peccato, perché mai come in questo disco Tori Amos ci fa comprendere quanto sia raffinato il suo talento di song-writer, e di come si sia evoluto il suo gusto per soluzioni armoniche e vocali lontane dalle concessioni melodiche commercialmente più appaganti, ma anche più stucchevoli, di UNDER THE PINK.
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NICOLETTE

"LET NO ONE LIVE RENT FREE IN YOUR HEAD" è probabilmente uno dei più bei titoli di sempre dati da un musicista ad un disco, oltre che una sorta di inno generazionale femminile. Nicolette mette in questo lavoro a profitto l'imprinting musicale creatosi con la collaborazione con i MASSIVE ATTACK, solo più virato alle sonorità jungle-pop di casa talkin'loud. Semplicemente strepitoso il remix di NO GOVERNMENT ad opera di PLAID, che la nostra sceglie giustamente di includere nell'album accanto alla versione originale.

LTJ. BUKEM

Autore (o meglio, "collettore") del migliore album dell'anno di drum'n'bass: la raccolta degli artisti della sua scuderia che porta il titolo di LOGICAL PROGRESSION.
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DEAD CAN DANCE

Gli unici a sopravvivere con qualche credibilità alla stagione della dark-wave, e gli unici a mantenere ancora ad un livello dignitosi le produzioni della 4AD. SPIRITCHASER ci introduce ad una tappa ulteriore della ricerca di Brendan Perry e Lisa Gerrard: lasciato da parte l'armamentario spirituale della wave più gotica ed autoindulgente si sono imbarcati verso lidi musicali e spirituali propri della musica etnica e world.

AIR

Terza parte della saga elettronica più felice del "guru" PETE NAMLOOK. Anche questo lavoro, come gli altri due, si divide equamente fra tessuti ambientali indovinati, mantra tecnologici e parti di raffinata sperimentazione vocale.
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ANNE CLARK

E' tornata con un ottimo album, TO LOVE AND TO BE LOVED, grazie anche al contributo dell'EYELESS IN GAZA MARTIN BATES, come sempre sospeso fra recìt poetico, elettronica wave, e qualche delizioso tocco folk-pop. Da segnalare il remix di BILL LASWELL per il singolo LETTERS OF THANKS TO A FRIEND.

GARBAGE

Prima era solo il gruppo di BUTCH VIG, già produttore dei Pearl Jam, poi si è identificato letteralmente con l'immagine morbosetta anzichenò della cantante SHIRLEY MANSON. In questa forbice temporale la critica musicale ha prima snobbato e poi osannato questo gruppo che, tanto per cambiare, ha costruito parte del suo successo sulla rendita da immagine (quelle prestate da MTV per intenderci ). Quanto alla musica sono solo una versione più adeguata al trip-hop del noise-pop dei più ispirati, e recentemente ricostituiti, CURVE.
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ORFEO

Forse nulla più di uno dei tanti singoli sui cui si sta scrivendo la storia del trip-hop, ma sicuramente uno dei più indimenticabili. Un riff di jazz d'autore che diventa bollente ad ogni ritorno e sembra non finire mai. Davvero MILES AWAY...

C.S.I

Riuscire ad essere il migliore gruppo italiano e il migliore gruppo di produttori allo stesso tempo non è cosa da poco. Hanno inseguito a lungo il progetto di una grande "comune musicale" completamente indipendente (o quasi), e ci sono riusciti: un ottimo "bollettino" musicale che al tempo stesso è un punto d'incontro di riflessioni mai scontate sul ruolo ed i percorsi musicali possibili del nostro milieau provincialotto (e grazie a loro lo è un pò meno), e un utile vetrina di nuove produzioni. Ma il loro album rimane comunque avvenimento irrinunciabile, con un curioso paradosso: la canzone più bella, "CUPE VAMPE", fotografava, nel momento in cui il disco usciva, gli orrori del conflitto nella ex-Yugoslavia meglio delle tonnellate di menate giornalistiche uscite nei mesi (anni) precedenti. Ora quella guerra non c'è più (o non c'è più la sua copertura mediatica), ma quel brano è rimasto l' incarnazione rigorosa e scarnificata di tutte le guerre, tutti i conflitti, quelli a venire compresi, ed è questo che rende "LINEA GOTICA" bello nonostante, e proprio, per l'urgenza ispiratrice che l' ha visto nascere.
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KRONOS QUARTET

Da un paio d'anni si assiste ad una riscoperta (o ad un riciclo indesiderato?) della beat generation. Siamo giunti (come accade, prima o poi, a tutti i movimenti artistici, anche i più infimi e ridicoli, quando il "mercato" chiama) al riconoscimento postumo di questo "fenomeno" della cultura americana degli anni 50-60. La musica, a dire il vero, già da qualche tempo aveva reso i suoi omaggi al periodo storico ("HYDROGEN JUKEBOX" di Philip Glass è del 1993), e, con un ansia filologica senza precedenti, varie etichette hanno dato alle stampe gran parte dei "readings" superstiti dei vari Burroughs, Ginsberg, Ferlinghetti e compagnia (nominateli sempre assieme, e farete sempre un' ottima figura...). Arriva (fuori tempo massimo?) nel 1996 questo ambizioso "HOWL", che il Kronos dà alle stampe pochi mesi dopo la raccolta "Released-unreleased". In realtà oltre a Ginsberg compaiono autori anche piuttosto distanti quanto a background musicale-esperienziale, ma il risultato dimostra una volta di più l' atipicità geniale (e, aggiungiamo noi con un pizzico di sospetto, autocelebrativa) del gruppo, che oltre ad accompagnare il già citato Ginsberg, musicano la splendida "Sing sing: J.Edgar Hoover" per nastri registrati e lunghi loop, alcuni sketches per voce di Harry Partch (anche di lui potete trovare molto materiale in ristampa) e la "Cold War Suite" di Scott Johnson.


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