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GAVIN FRIDAY
La sua carriera solista dopo l'esperienza con la wave estrema
dei Virgin Prunes è stata costellata di lavori
raffinati come "Each Man Kill the Thing He Loves" e
tonfi come "Adam'n'Eve". Rinato dal sodalizio
musicale artistico con Bono (nella colonna sonora di
"In the Name of the Father") e continuando quello con il fido
Max Seerer, approda a questo ottimo "Shag
Tobacco".
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GOLDIE
Il primo in ordine cronologico ad affermarsi con un album
jungle, TIMELESS, che rimane per certi versi
ancora ineguagliato. Anzi, con questo disco,
Goldie riesce ad uccidere il
fenomeno, che da allora tende a ripetere se stesso, schiacciandosi sui
mezzi espressivi più che cercando strade originali. Da allora
si parla infatti di drum'n'bass, che della jungle
costituiscono gli strumenti armonici e ritmici.
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HECTOR ZAZOU
Un altro ambizioso progetto di ricerca musicale del già
sperimentatore elettronico Zazou, dopo lo
splendido Sahara Blue. Anche qui il cast è
ricco: Bjork, Siouxie, S. Vega, J. Cale, Jane Siberry. Brani
tradizionali di popoli lontani fra loro infiltrati dalla
sensibilità tutta cerebrale di Zazou: canzoni come
cristalli di ghiaccio.
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NATACHA
ATLAS
La voce non solo dei Transglobal Underground ma di
tutta la Nation Record. Con questo lavoro affronta
direttamente il richiamo delle radici della sua musica
(lasciate più in ombra dalle atmosfere dance quando canta nei
TGU) per un album che, pur bello, rimane a metà strada; fra
l'ortodossia dei canoni "etnici" e il pattern atmosferico di
dub ed elettronica.
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BJORK
Era difficile far meglio di DEBUT. Se il primo lavoro
raccoglieva in realtà le fatiche di un certo numero di
anni di attività compositiva della fascinosa
islandese (contemporanea alla sua attività nei
disciolti SUGARCUBES), questo POST è un disco
più coevo nelle sue parti, più
maturo ed audace dal punto di vista
produttivo, anche se meno immediato nelle sue hits. Rimane ancora
comunque la "voce" indie per eccellenza, ancora
qualche anno luce davanti agli altri per intuizione e
coraggio di sperimentare.
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LOOP GURU
Vedi alla voce Nation records. Nel mazzo, il gruppo
più costante come rendimento artistico e lucidità di
percorso musicale. Tappeti di preghiere e ritmiche sempre
azzeccate confermano quanto di buono c'era nell'esordio
"Duniya".
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LEFTFIELD
Prima del "Filthy Lucre Tour" hanno riportato in auge il
carisma di Johnny Lydon nella splendida "Open
Up". Le intuizioni a 360 gradi di questo esordio li confermano
come i "cantautori" più geniali della scuola
elettronica.
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ASIAN DUB
FOUNDATION
L'album più bello della Nation Records
(etichetta già di Fun-Da-Mental, Loop Guru e
Transglobal Underground) per quell'anno. La tipica
commistione di dance e ispirazione
etnica (sono anch'essi metà inglesi e metà
asiatici) si arricchisce di elementi jungle e di
passione civile.
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JANSEN &
BARBIERI
Continua il sodalizio dello splendido e seminale "Worlds in a
small room" (1985) con STONE TO FLESH, un
lavoro di prosecuzione e innovazione del suono-Japan.
L'etichetta è la loro Medium, sulla quale si
continuano a pubblicare, nel bene e nel male, i lavori congiunti di tre
dei quattro membri dei Japan.
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MARTIN BATES
Disperso dopo la raffinata ed esclusiva milizia
musicale negli elettro-wave Eyeless in Gaza, ha
conosciuto nel 1995 l'anno della rinascita artistica con
quest'album e due lavori ispirati ai testi poetici di
Joyce.
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