Febbraio 2007 |
Mer 31 Gen 2007 |
Mer 24 Gen 2007 |
Mer 17 Gen 2007 |
Mer 10 Gen 2007 |
Mer 3 Gen 2007 |
Dicembre 2006 |
Mercoledì 31 Gennaio
Luca
Playlist 2006 di Luca:
Santos,
Ellen Allien and Apparat,
Mauracher,
Televise,
Blume,
Nouvelle Vague,
Bonobo,
wechsel garland,
Wim Mertens,
Ludovico Einaudi.
Gabriele Coen,
Neaskené,
Vito Ranucci,
Tarantolati di Tricarico,
Meganet presenta Tang Kay, da Camomille
Fluydo,
Alibìa,
Angelica Sauprel Scutti,
Bobby Soul,
Kessler,
Muriel.
Mercoledì 24 Gennaio
Leonardo
Playlist 2006 di Leonardo:
Enders room,
Sakamoto,
Gotan Project,
Burial,
Wise in time,
whitest boy alive,
Uphill Racer,
Cortney Tidwell,
Ludovico Einaudi,
Arturo Stalteri.
Meganet presenta selfmademusic, da Camomille
Lara Mazzoni (lara_mazz (at) yahoo.it),
Alibia,
Blume,
Funkstorung,
Air,
Nine Horses,
Working for a nuclear free city,
Giardini di Mirò,
Elle.
Mercoledì 17 Gennaio
Luca
Marc Almond,
Muse,
Muriel,
Alibìa,
Riccardo Sinigaglia,
Album Leaf,
Meganet presenta Trondheim, da Interdisco
Screamixadelica,
Casino Royale,
23 Skidoo,
Riotmaker Medium Party.
Mercoledì 10 Gennaio
Leonardo
Arturo Stàlteri,
Intervista: Arturo Stàlteri,
Meganet presenta la playlist 2006:
Yamamoto, da Ponirepublic;
Crisopa, da Plataforma Ltw;
Transient;
Stockfinster, da Sutemos;
Alta Infidelidad, da Thinner;
Marsmobil,
Air,
Eglantine Gouzy.
Mercoledì 3 Gennaio
DjZero
Judy Dyble,
Unkle,
The Future Sound Of London,
Skream,
Burial,
Clark,
4ad Plague Songs,
Pallin,
Meganet presenta Fonderia,
Working For A Nuclear Free City,
Sissy,
Joanna Newsom,
Part Timer,
Midori Hirano,
Tortoise.
Mercoledì 10 Gennaio
Intervista: Arturo Stàlteri, in formato mp3 (sono circa 45 minuti e 2,8 Mega).
Mercoledì 31 Gennaio
Money for All, 2007; voto: 3 su 5.
Un EP (ma dura 40 minuti) con alcune riedizioni/remix, rarità (un pezzo con Stina Nordenstam uscito come bonus solo in Giappone). Un buon prodotto, come al solito confezionato benissimo, piacevolissimo, anche troppo.
Martedì 30 Gennaio
17 pictures, 2005-2007; voto: 3 su 5.
Viene rieditato (ma l'edizione originale doveva avere una diffusione ridicola) un disco di Wechsel Garland uscito sotto il nome 17 Pictures. Qui usa sostanzialmente l'acustica, lasciando da parte l'elettronica più presente nelle opere a nome WG. La forma canzone è pienamente rispettata, voci e malinconia si rincorrono in un disco non particolarmente originale ma piuttosto piacevole.
Eyes set against the sun, 2006; voto: 3 su 5.
Mira Calix, credo unica donna del mondo Warp, esce col suo terzo disco. Abbandona un po' l'algido suono elettornico, e cerca suoni piu' organici, concreti e reali. Tuttavia, a parte qualche momento interessante, abbastanza noiosetto.
Lunedì 29 Gennaio
Il piccolo isolazionista
Castelvecchi, 2006
Non è un romanzo, non è un saggio, non è autobiografia, potrebbe essere un libro-blog (se Labranca mi legge, è autorizzato a spararmi per questa affermazione). Tanti piccoli capitoli che percorrono, circolarmente, avanti ed indietro, tangenzialmente (in molti sensi), musica costume e cultura dai sessanta ai duemila. Con passi che vanno al profondo al frivolo, c'è molta musica, c'è il freddo pulito dell'elettronica ed il freddo sporco del rock, ma è sempre inverno, fisico e metafisico. Un perfetto vademecum per tutti noi piccoli isolazionisti.
Domenica 28 Gennaio
Coins and Crosses, 2006; voto: 3 su 5.
Ryan Teague compone musica classica. Solo che lo fa con strumentazione non standard: usa l'elettronica, ma anche una normale orchestra. E le composizioni, pur essendo di stampo classico, anche quel tocco di modernità ambientale, psichedelica e contemporanea.
The Holocaust, 2006; voto: 2,5 su 5.
Le musiche sono dei Blue Sky Black Death, e solo questo distingue il disco dalla massa della produzioni hip-hop. Il disco è dignitoso, ma risente troppo del genere.
Sabato 27 Gennaio
Appendix, 2006; voto: 2,5 su 5.
Il capitolo finale della storia Funkstorung è appunto una appendice, che contiene una serie di remix per artisti disparati (Bjork, Lamb, Molvaer, Barry Adamson), che mostrano bene e spesso la loro impronta sui brani originali (a volte stravolgendoli in maniera eccessiva, vedi Bjork), a volte con non troppo spirito. Nel complesso, un po' troppo dispersivo e abbastanza inutile.
Start Something EP, 2006; voto: 3 su 5.
Dream pop, shoegaze, ed indie rock, tutti assieme in questo EP che raccoglie alcuni singoli già usciti. Carino e divertente, fresco e leggero, attendiamo prove più corpose.
Giovedì 25 Gennaio
Maju - 4, 2006; voto: 2 su 5.
Rumori sparsi, ambientali, suoni trovati, strane composizioni che cercano la propria via alla sperimentazione. Andrebbe ascoltato con attenzione, anche se la paura è che, dedicandogliela, si impegni più di quanto effettivamente il disco meriti.
Mercoledì 24 Gennaio
Map In Hand, 2006; voto: 2 su 5.
Band australiana che si dedica alla musica ambient con un po' di brio. In realtà, si parte dalla chitarra acustica e si melancoleggia abbastanza, con brani semplici e, alla fine, assolutamente noiosi.
Martedì 23 Gennaio
Tales & dreams, 2006; voto: 2 su 5.
Presentati come la risposta francese ai Sigur Ros, un po' degli islandesi ce l'hanno, ma è troppo poco per un disco che si dimentica subito dopo averlo ascoltato.
Lunedì 22 Gennaio
Bay City
Tea, 2006
Un miscuglio di fantascienza, noir e hard-boiled. siamo nella letteratura di genere più profonda, tanto profonda che non riesce ad elevarsi al di sopra dei generi. Insomma, la trama noir c'è, l'ambientazione futuristica è funzionale alla storia, ma ci sono un po' di luoghi comuni e la scrittura non mi pare brillante. Si legge, ma non con passione.
Domenica 21 Gennaio
Klick Revolution, 2006; voto: 2 su 5.
La solita elettronica molto glitch, pure troppo. Un concept album basato sul flipper (?), in cui sperimenta molta ripezione e multi suoni fratturati. Ma si arriva con molta stanchezza al tilt finale.
Eingya, 2006; voto: 3 su 5.
Siamo dalle parti della musica ambientale, elettronica ed acustica al tempo stesso, delicata e struggente, minimale e densa. Insomma, un piacevole ascolto.
Sabato 20 Gennaio
Dividing Opinions, 2007; voto: 3 su 5.
Il post-rock italiano va avanti; l'indie-rock italiano va avanti. Lentamente. C'è un po' di movimento in questo nuovo disco, che sposta leggermente la musica del gruppo. Canzoni non più tanto progressive, le solite reminiscenze GYBE, ma c'è un po' di rumore shoegaze, influenze disparate e suoni anche gentili, insomma da premiare lo sforzo di cambiare, anche se il risultato non soddisfa appieno.
Giovedì 18 Gennaio
A Heap of Broken Images, 2006; voto: 3 su 5.
Un impegnativo doppio disco di esordio per un duo di produttori Hip-hop. Il primo è sostanzialmente strumentale, e ricorda il migliore Dj Shadow. Il secondo, con molti ospiti alle voci, è invece piuttosto ordinario. Nel complesso, pur con qualche lungaggine di troppo, una buona prova.
Martedì 16 Gennaio
Adjágas, 2006; voto: 3 su 5.
Un gruppo di ragazzi norvegesi, che cantano la tradizione Sami con qualche spruzzata di moderno (alla produzione, uno dei Jaga Jazzist). Il canto tradizionale Yoik è talmente caratteristico che va ascoltato (un po' nasale, un po' cantilenante), per qualcuno affascinante, per altri disturbante. Per me, affascinante.
Mercoledì 10 Gennaio
And The Slow Songs About The Dead Calm In Your Arms, 2004-2006; voto: 3,5 su 5.
Esce adesso nel mondo, due anni dopo dell'edizione islandese, questo secondo disco dei Pornopop (non molto prolifici: l'altro loro disco sembra essere del 1999...). Ed è quello che ci si aspetta: melodie alla Sigur Ros e voce alla Radiohead, nulla di particolarmente innovativo o particolare, ma comunque piacevole.
Martedì 9 Gennaio
I'll be a virgin, I'll be a mountain, 2006; voto: 2 su 5.
Si rinchiude un po' su se stesso, dopo l'ottima prova del precedente disco. Mantenute le atmosfere sognati e romantiche, l'attitudine cantautorale ha il sopravvento, e dall'impronta melanconica si scende nel pop sdolcinato. Un passo falso.
Shantaram
Neri Pozza, 2005
Un mattone di quasi milleduecento pagine. Che poteva essere, e gli avrebbe giovato parecchio, la metà. Ma sarebbe comunque rimasta una storia di formazione di un criminale, che risulta piuttosto irritante per il buonismo (ma si può?) che trasuda da ogni pagina, per l'esotismo, e per tutta una serie di vicende che, pur isprirandosi a fatti veri, sono raccontati in maniera inverosimile. Una lettura zuccherosa che annoia parecchio.
Lunedì 8 Gennaio
Fledgling, 2006; voto: 2,5 su 5.
Voce alla Thom Yorke, e composizione alla Radiohead ma un po' più pop, senza troppa l'elettronica a disturbare (o meglio, impreziosire). Carino e pulito, manca abbastanza l'obiettivo di comunicare emozione.
Domenica 7 Gennaio
Taken from Vinyl, 2006; voto: 3 su 5.
Nomen omen, ovvero una dozzina di vecchi brani, finora disponibili solo su vinile, del repertorio di questi tedeschi. Ed è un ben rivangare la storia passata, attraverso le varie etichette. Non indispensabile, ma di ascolto piacevole.
My Definition, 2006; voto: 1 su 5.
Ennesima compilation di brani che dovrebbero dare le coordinate musicali ed ispirazionali del curatore. Ed in linea con l'imbolsimento del curatore, il disco è di una noia mortale.
Sabato 6 Gennaio
Aluminium, 2006; voto: 3 su 5.
Operazione bislacca: riarrangiamenti orchestrali per canzoni dei White Stripes, il cui marchio di fabbrica potrebbe essere il minimalismo nelal strumentazione. La cosa sorprendente è che l'operazione funziona, i brani diventano perfetti per una colonna sonora di qualche film holliwoodiano. L'edizione è fisicamente (molto) limitata, il download (a pagamento) ovviamente no.
Wind and Water, 2006; voto: 2,5 su 5.
Duo statunitense molto ambientale, la cui musica a momenti riesce ad emergere in superficie. La maggior parte del tempo, tuttavia, rimane in sottofondo, non disturba, è vero, ma nemmeno si sforza di restare impressa.
Venerdì 5 Gennaio
We Are Together, 2006; voto: 3,5 su 5.
Disco non facile da trovare, ma abbastanza divertente. Il tizio dovrebbe essere un Dj e produttore giapponese, e si muove con disinvoltura tra jazz ed elettronica, con un piglio fresco e piacevole, molto meglio di quanto la vicinanza delle parole "jazz" ed "elettronica" riesca a dire.
Giovedì 4 Gennaio
Let the Movie Begin, 2005; voto: 2 su 5.
Poco meglio di un bootleg, questo disco che raccoglie esibizioni dal vivo e frammenti di interviste dei Joy Division. Qualità infame, solo per completisti esaltati.
How clean is your acid house?, 2006; voto: 3 su 5.
Un discreto miscuglio di post-rock, elettronica e indie. Del resto, sono di Glasgow ed escono per l'etichetta dei Mogwai. Senza cadere troppo nello stereotipo di genere, un breve EP che si ascolta e riascolta volentieri.
A Smile Is A Curve That Straightens Most Things, 2006; voto: 2,5 su 5.
Ancora dubstep, ed ancora un lavoro che nasce già superato. Sarà anche dovuto al fatto che i brani qui presenti riassumono gli ultimi tre anni della persona dietro il nome Bass Clef (tale Ralph Cumbers), ma ormai direi che il genere sta perdendo colpi. Questa volta c'è molto più dub del solito, ma ovviamente non mancano accenni psichedelici e malinconici. Tuttavia, non basta per distinguersi dal resto.
45:33, 2006; voto: 2 su 5.
Pezzo composto su commissione, per iPod e Nike, disponibile solo su iTunes, teoricamente adatto per accompagnare lo jogging. In realtò, a parere di chi pratica, non funziona tanto. E non funziona tanto nemmeno da fermi. Ci sono un po' di cambi di ritmo, i soliti suoni sintetici che fanno tanto anni 80, ma sembra tanto musica composta con la mano destra da un mancino nato.
Mercoledì 3 Gennaio
Music for Invisible People, 2006; voto: 2,5 su 5.
Secondo (almeno) disco in un anno per Melodium, questa volta di materiale recente. Canta perfino. Però, svanito l'effetto sorpresa, le composizioni mi sembrano un po' stanche, e stentano a colpire l'ascoltatore. Troppo lavoro?
Peel Sessions, 2006; voto: 3 su 5.
Breve EP (come spesso costume nelle Peel Session) che raccoglie quattro brani dei Múm. Nulla di particolare, se non il piacere di riascoltare vecchi e piacevoli brani.
Hotel Alba, 2006; voto: 2,5 su 5.
Johannes Enders, titolare della sigla, è membro di Tied and Tickled Trio e collaboratore di Notwist. Il disco è piuttosto vario (ci sono canzoni, ci sono strumentali, ci sono sassofoni, anche a solo) e non troppo sperimentale, ma senza mai avvicinarsi al pop. Non colpisce moltissimo, forse perché dispersivo nella sua varietà.
Boamaster, 2006; voto: 2,5 su 5.
Uscita qualche tempo in una bella compilation per Monika, esce il suo (presumo) primo disco lungo (si fa per dire, è piuttosto breve anche questo). Molto del suo lavoro mi pare ispirarsi a Bjork, vuoi per la voce, vuoi per le musiche, blippose, astratte e fratturate. Non riesce tuttavia ad apportare grandi novità, e mi sembra un passo indietro rispetto all'esordio.
Jerry Cornelius: programma finale
Fanucci Editore, Immaginario, 2006
Ci sono dei libri che resistono allo scorrere del tempo (alla fine, sono chiamati Classi), ed altri no. Questo libro sente tutta la vecchiaia (è stato scritto nel 1969), e dimostra tutti gli anni che ha, vuoi per temi, vuoi per scrittura. Certo, ci sono dentro i semi di molta fantascienza e ci sono segni dei tempi (sesso, droga e rock'n'roll), ma alla fine non svolge il compito primario di intrattenimento.
Martedì 2 Gennaio
Stazioni Lunari Prende Terra A Puerto Libre, 2006; voto: 3,5 su 5.
Titolo chilometrico, ed un disco che ripercorre la tradizione, italiana (folk italiano, e Domenico Modugno!) ed internazionale, sempre con un occhio al politico ed al sociale (canti della resistenza greca o dei lavoratori in movimento). Lo fa con equilibrio e con la sua solita voce; la scelta di un interessante repertorio produce un bel disco, ma si riposa sulla "facile" veste di interprete.
Reale, 2006; voto: 2 su 5.
Perso definitvamente Giuliano Palma, Alioscia stabile alla voce, ritornano dopo nove (o son dieci?) anni i Casino Royale, con alla produzione nientemeno che Howie B. Tanta attesa e tanto sforzo per un disco tutto sommato minore, non brutto, ma senza acuti, senza spunti interessanti. Come si dice, interlocutorio; aspettiamo il prossimo per capire come va l'intera storia.
We Died, They Remixed, 2006; voto: 2 su 5.
La solita operazione di presentare, ad un anno di distanza, i remix del disco precedente, giusto per tenere viva l'attenzione. E più di questo non fa il disco, che rimaneggia in maniera elettro-pop i brani, rendendoli spesso poco ascoltabili.
Minx, 2006; voto: 3,5 su 5.
Allora, c'è un lui che suona (casualmente, è italiano), c'è lei che canta (dovrebbe essere tedesca), e a produrre che Kruder (quello che dovrebbe lavorare con Dorfmeister). Il pericolo di un disco derivativo trip-hoppeggiante c'è tutto, ma questi se ne escono con brani come solo i migliori Air facevano (ora non più). Insomma, un disco che ricorda un po' troppo altri dischi, ma veramente piacevole all'ascolto.
Lunedì 1 Gennaio
I Ragazzi di Anansi
Mondadori, Strade Blu
Leggendo i libri di Gaiman, ho sempre più la convinzione che dovrebbe fare esclusivamente fumetti. Anche questa volta, parlando dei due figli di un dio (Anansi, appunto), in un tipico romanzo di formazione, riesce ad irritare con una storia adolescenziale ed abbastanza scontata. Questa volta c'è forse un po' più ironia del solito (ma poca, mi sa che Neil si prende terribilmente sul serio), ma abbiamo la solita zuppa dei romanzi precedenti. L'impressione è che nel fumetto, lavorando di sottrazione, la scrittura si asciughi guadagnandone parecchio.
No need to laugh, 2006; voto: 2,5 su 5.
Un tedesco tra il cantuautorato ed il pop, che esce per una etichetta normalmente dedita all'elettronica. Una sorta di vorrei-essere-i-postal-service, ma piu' acustici er orchestrati. Il tutto, non eccita neppure un pochino.
Technology won’t save us, 2006; voto: 2,5 su 5.
Disco greve e ottimamente realizzato, abbastanza il linea con le produzioni procedenti di Sophia, nonostante arragiamenti a momenti sovrabbondanti (tanto che la parte migliore, nell'edizione limitata, è il secondo disco con alcune versioni acustiche dei brani). Tuttavia, forse a causa dell'eccessiva forma, non riesco a farmelo piacere più di tanto.
Broadcasting, 2006; voto: 2 su 5.
Una compilation per celebrare in qualche modo l'attività radiofonica dei Jazzanova. Sono quindi presentati brani vecchi e nuovi della loro etichetta Sonar Kollektiv, ed affiliati. Solamente un'ennesiva compilation di brani, che nulla dice di nuovo in materia.
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